Quanto ne sai dei “forever chemicals”, i composti chimici che sembrano onnipresenti nella vita moderna? Ecco come potresti proteggerti da potenziali rischi per la tua salute.
Abbiamo sentito molto sui benefici dei materiali high-tech come i contenitori alimentari che non lasciano passare neanche una goccia, i capotti che ci tengono asciutti sotto la pioggia torrenziale e quelle famose padelle dove le nostre uova non si attaccano mai. Ma, si dice che dietro ogni medaglia ci sia il suo rovescio, e questi avanzamenti non fanno eccezione alla regola. Sembra che ci siano dei rischi per la salute dietro l’uso quotidiano di certi “forever chemicals”.
Rimaniamo in attesa, comunque, perché non è tutto perduto: Pare che le ruote della politica stiano lentamente girando verso iniziative per mettere un freno alla diffusione di queste sostanze nei nostri ambienti. Ecco un po’ di informazioni sui “forever chemicals”, su dove si annidano e su come potremmo cercare di evitare di addentrarci troppo nel loro mondo.
Ma che cos’è questa storia dei forever chemicals?
Chiamati anche PFAS, sono sostanze che hanno una vita davvero lunga e non sembrano aver voglia di lasciarci in pace. Si nascondono un po’ ovunque, perfino nei prodotti che usiamo tutti i giorni: dalle pentole che non si graffiano alle giacche a prova di tempesta. Abbiamo scoperto che queste sostanze hanno la brutta abitudine di perdersi in giro, finendo nelle nostre acque, terreni e, quasi come un’intruso silenzioso, anche nel cibo che mangiamo, soprattutto nel caso in cui esso venga avvolto da quegli imballaggi tanto comodi.
Questi PFAS non sono solo amanti della cucina, ah no! Li troviamo pure nei vestiti resistenti all’acqua, nei trucchi delle signore e nei prodotti per tenere la casa pulita. E per rendere tutto ancora più complesso, sembrano avere la pessima abitudine di infiltrarsi nell’acqua potabile attraverso concimi e scarti industriali. Insomma, si fa presto a capire che il loro è diventato un vero e proprio problema di salute pubblica.
Il lato oscuro dei forever chemicals
Parrebbe, anche se gli studiosi sono ancora a capofitto sui libri, che questi PFAS possano essere la causa di un bel po’ di guai alla salute: dai disturbi alla tiroide, ai livelli di colesterolo un po’ troppo allegri, fino ad arrivare a certi tipi di cancro. Quindi, come fare per tenersi alla larga dai forever chemicals?
Si dice che il primo passo sia optare per prodotti che si vantano di non contenerli, magari installando pure un filtro all’acqua di casa, scegliendo pentole fatte con altri materiali e trattare con un po’ di diffidenza il cibo in confezione. E non dimentichiamoci dei tessuti: evitare quello che promette di non bagnarsi mai potrebbe essere un altro tassello del puzzle.
Insomma, anche se questi chemicali sembrano aver preso il sopravvento, qualche buona novità c’è: Le azioni per limitarne l’utilizzo cominciano a dare i loro frutti. Iniziative a livello governativo si stanno muovendo e anche noi comuni mortali, con qualche attenzione in più, sembriamo riuscire a fare dei passi avanti per ridurre il loro impatto sulla nostra salute e sull’ambiente che ci circonda.
“L’ambiente è tutto ciò che non sei tu”, affermava Albert Einstein, sottolineando l’indissolubile legame tra noi e il mondo che ci circonda. Oggi, questo legame è minacciato dai forever chemicals, sostanze chimiche pervasive che rappresentano una sfida significativa per la salute pubblica e l’integrità ambientale.
La presenza di PFAS in quasi tutti gli aspetti della vita moderna, dall’acqua che beviamo ai vestiti che indossiamo, solleva interrogativi profondi sul prezzo del progresso e su come possiamo navigare verso un futuro più sicuro. La ricerca di Jennifer Freeman, Ph.D., e gli sforzi per limitare l’esposizione ai PFAS evidenziano un cammino possibile, ma richiede un impegno collettivo e scelte consapevoli da parte di consumatori e produttori.
La lotta contro i forever chemicals non è solo una questione di salute individuale, ma un imperativo etico che ci chiama a proteggere il nostro pianeta per le generazioni future. La riduzione dell’esposizione ai PFAS a casa rappresenta un primo passo cruciale, ma è solo l’inizio di un percorso più ampio verso la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente che ci ospita.